domenica 28 novembre 2021

Elogio della Politica



di Francesco Capalbo

Ho avuto buoni maestri. Uno di essi si chiamava zu Pippinu Bloise. Aveva lavorato per molti anni come usciere al Genio Civile di Cosenza e conosceva l’indole umana come pochi altri. Mi ha insegnato a distinguere i politici perbene dalla marmaglia.

Zu Pippinu diceva che i politici onesti camminano sempre da soli. La mia esperienza ha validato la sua teoria. 

Negli anni in cui ho vissuto a Brescia mi è capitato d’incontrare l’onorevole Mino Martinazzoli per le vie della città. Aveva fama di uomo probo e irreprensibile, votato al bene comune. Era un pezzo grosso della Democrazia Cristiana. Gli teneva compagnia solo la sua immancabile sigaretta.

Il senatore Francesco Martorelli a Cosenza camminava senza corteo. Bruciante era il suo disprezzo per i mafiosi. Inequivocabile il suo impegno contro gli interessi particolari.

La teoria della solitudine del politico onesto mi torna spesso in mente osservando le vicende di molti politici calabresi.

Da Cosenza a Paola, da Vibo Valentia a Reggio Calabria, sono consegnati alle cronache come una ciurma di individui vezzeggiati, adulati, corteggiati, usati. Il loro diavolo custode pare averli trasformati in una combriccola circense: addomesticano sentenze, tramutano l’impegno universitario in momenti di ridicola convivialità, spostano postini con la sola forza del pensiero, pilotano appalti senza il rispetto del codice.

La rilevanza penale dei loro atti è di pertinenza della Magistratura.  

Il loro modo di percepire l’impegno politico ci rimanda invece, come nel gioco dell’oca, ad una casella ove alberga un’ampia area di correi.

I malandrini della politica hanno infatti il consenso di una porzione rilevante di calabresi. 

Le loro sono perciò colpe collettive, tare etniche!

Una fiumana d’individui di ogni risma e fedina penale in Calabria pretende che chi “fa politica” diventi mediatore della relazione dopata, trafficante d’influenze e spacciatore di favori. 

Dal canto loro, senatori, deputati, consiglieri regionali e sindaci, non avendo l’intelligenza ieratica di Mino Martinazzoli o il coraggio felino di Francesco Martorelli, non sono in grado di opporre resistenza a tali pretese e si assoggettano viscidi alla richiesta imperante di particulare.

Sempre circondati da schiere di questuanti, appaiono destinati a non voler sperimentare la solitudine onesta e feconda che conduce, secondo la teoria di zu Pippinu, al bene comune.

P.S.

Le vicende Politiche di Francesco Martorelli e di Mino Martinazzoli sono conosciutissime. Zu Pippinu Bloise fu apprezzato per l’impegno e la profonda semplicità. E' sepolto nel cimitero di San Sosti. Sulla sua tomba una semplice epigrafe: “Qui riposa il poeta, compagno che lottò per la causa del suo paese”.