di Francesco Capalbo
E’ bastato che il califfo satiro affermasse che quelli di sinistra si lavano poco perché come un segugio, mi ritrovassi incuriosito ad annusare gli odori che emanano le persone, in modo da indovinarne le simpatie politiche.
Ho scoperto ad esempio come il mio vicino di casa, un malandato vecchietto che appesta l’ascensore, sia probabilmente un indomito leninista: usa l’aglio invece dei farmaci per tenere a bada la sua esuberante pressione.
Ho riconosciuto dal puzzo di fumo, la quasi certa simpatia di Aldo per il bolscevismo. Alleva la sua rabbia con nascoste tirate di Marlboro: teme, a più di sessant’anni, che la sua onorata carriera da bidello possa aver termine non per infarto, ma per un malefico decreto di Mariastella Gelmini.
Ho identificato dall’effluvio di mortadella, un covo di possibili sediziosi: i miei alunni. Durante la ricreazione prendono a morsi, pieni di paura, i verbi coi tempi al futuro.
Ho verificato, dall’olezzo che emana, come Giovanni, bracciante di colore, sia un agitatore internazionale inviato in Calabria dal “Comintern”. Le lacrime di sudore che versa mentre aiuta ulivi centenari a rigenerare la loro linfa, sono gocce di oceani interdetti alla speranza.
Ho accertato che l’aroma di sugo stampigliato sui vestiti di mia moglie, è la prova di come Rosa Luxemburg sia ancora in vita e profumi i suoi slanci rivoluzionari cucinando pasta al tonno, curando l’igiene della sua composita famiglia ed alzandosi alle cinque del mattino per preparare una inascoltata lezione sulla Costituzione.
Ho appurato, incrociando l’alito impastato di caffè dei miei colleghi, come essi rappresentino la colonna mobile di una orda di soldataglia castrista che inquadrata in sgangherati reggimenti, permette alla parola Scuola di poter essere scritta ancora con la esse maiuscola.
Ho arguito, osservando i suoi occhi devastati dalla cataratta e fiutando il suo respiro ansimante, che finanche il mio vegliardo Brick è un cane mannaro… di Sinistra; preferisce fare pipì controvento e abbaia sconsolato ogni volta che in televisione compare lo scalpo sintetico dello smargottato di Arcore.
Confesso però che altre sono le mie curiosità in tema di afrori.
No, non mi struggo dalla frenesia di conoscere quali fragranze irradi il cerone di “naso sensibile”, poiché è risaputo come la malefica pecunia degli impuniti non abbia lezzo.
Ho il desiderio galoppante di intercettare gli effluvi che spargono i funamboli della politica.
Muoio dalla voglia di capire in quali particolari centrifughe abbiano mai nettato i loro ideali quanti, provenienti dai vicoli maleodoranti della sinistra, abitano ora “l’olgettina” profumata ed eterea del califfo cicisbeo.
Ho scoperto ad esempio come il mio vicino di casa, un malandato vecchietto che appesta l’ascensore, sia probabilmente un indomito leninista: usa l’aglio invece dei farmaci per tenere a bada la sua esuberante pressione.
Ho riconosciuto dal puzzo di fumo, la quasi certa simpatia di Aldo per il bolscevismo. Alleva la sua rabbia con nascoste tirate di Marlboro: teme, a più di sessant’anni, che la sua onorata carriera da bidello possa aver termine non per infarto, ma per un malefico decreto di Mariastella Gelmini.
Ho identificato dall’effluvio di mortadella, un covo di possibili sediziosi: i miei alunni. Durante la ricreazione prendono a morsi, pieni di paura, i verbi coi tempi al futuro.
Ho verificato, dall’olezzo che emana, come Giovanni, bracciante di colore, sia un agitatore internazionale inviato in Calabria dal “Comintern”. Le lacrime di sudore che versa mentre aiuta ulivi centenari a rigenerare la loro linfa, sono gocce di oceani interdetti alla speranza.
Ho accertato che l’aroma di sugo stampigliato sui vestiti di mia moglie, è la prova di come Rosa Luxemburg sia ancora in vita e profumi i suoi slanci rivoluzionari cucinando pasta al tonno, curando l’igiene della sua composita famiglia ed alzandosi alle cinque del mattino per preparare una inascoltata lezione sulla Costituzione.
Ho appurato, incrociando l’alito impastato di caffè dei miei colleghi, come essi rappresentino la colonna mobile di una orda di soldataglia castrista che inquadrata in sgangherati reggimenti, permette alla parola Scuola di poter essere scritta ancora con la esse maiuscola.
Ho arguito, osservando i suoi occhi devastati dalla cataratta e fiutando il suo respiro ansimante, che finanche il mio vegliardo Brick è un cane mannaro… di Sinistra; preferisce fare pipì controvento e abbaia sconsolato ogni volta che in televisione compare lo scalpo sintetico dello smargottato di Arcore.
Confesso però che altre sono le mie curiosità in tema di afrori.
No, non mi struggo dalla frenesia di conoscere quali fragranze irradi il cerone di “naso sensibile”, poiché è risaputo come la malefica pecunia degli impuniti non abbia lezzo.
Ho il desiderio galoppante di intercettare gli effluvi che spargono i funamboli della politica.
Muoio dalla voglia di capire in quali particolari centrifughe abbiano mai nettato i loro ideali quanti, provenienti dai vicoli maleodoranti della sinistra, abitano ora “l’olgettina” profumata ed eterea del califfo cicisbeo.
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