lunedì 2 giugno 2014

Alle radici del trasformismo. Quella volta che a San Sosti vinse… il re

di Francesco Capalbo

L'immagine proposta rappresenta la prima pagina del Corriere della Sera che annuncia la nascita della Repubblica Italiana.
Se, in quel fatidico 1946, il contributo degli elettori di San Sosti fosse stato determinante per la svolta istituzionale,  forse ancora  oggi saremo ... sotto il vessillo dei Savoia.
Vediamo di capirne il perchè.
Il 16 marzo 1946, finita da poco la seconda guerra mondiale, il decreto legislativo luogotenenziale n ° 98 stabilí che in Italia la Questione Istituzionale, ovvero la scelta tra Monarchia e Repubblica, dovesse essere compiuta dal popolo  mediante un referendum celebrato contestualmente all'elezione di un'Assemblea Costituente (i cui poteri erano limitati alla redazione di una nuova Costituzione ).
Nel Sud buona parte dell'elettorato era monarchico; in favore della Monarchia erano orientati settori consistenti dell'episcopato italiano e lo stesso Papa Pio XII.
La campagna elettorale fu lunga: i monarchici cavalcarono la paura istituzionale del salto nel buio, mentre da parte repubblicana si pose l' enfasi sulle complicità che la Monarchia aveva avuto con il fascismo.
La partecipazione al voto di domenica 2 giugno fu elevata.
Vinse la Repubblica con 12.718.641 di voti pari al 54,3 % di quelli complessivi; ne andarono alla Monarchia 10.718.502 (il 45,7 %), 1.498.136 furono i voti nulli .
Analizzando i dati Regione per Regione si evidenzia come l'Italia si fosse praticamente divisa: al Nord, la Repubblica aveva vinto con il 66,2 % dei voti , al Sud  la Monarchia aveva drenato il 63,8% dei consensi .
I dati aggregati della Calabria non si discostarono molto da quelli meridionali: la Repubblica totalizzò 338,959 voti (il 39,7 %), mentre la Monarchia ne raccolse 514,344 (il 60,3 %).
I risultati riferiti alla sola Provincia di Cosenza sembrarono mitigare la propensione dei calabresi per la Monarchia .
Furono attribuiti allla Repubblica 125.692 voti, il 44,04 % di quelli validi, mentre alla Monarchia ne andarono 159.707 (il 55%).

 Sorprendente ed unico appare invece il dato elettorale di San Sosti: votarono per la Monarchia 1.421 elettori, (l' 88,59%) mentre alla Repubblica furono attribuiti solo 183 voti, l' 11,41% dei voti validi. I voti non validi furono 28, di cui 12 schede bianche.
Niente di tutto ció avvenne nei paesi confinanti. A San Donato di Ninea ad esempio per la Repubblica si  espresse il 60,20 % degli aventi diritto, mentre a Sant'Agata d' Esaro il 60,88 % degli elettori scelse la Monarchia .
La motivazione del successo a San Sosti della Monarchia , con una percentuale  cosí esorbitante di voti, è da correlarsi alla grande capacità di penetrazione ideologica e organizzativa che il fascismo ebbe in paese.
Grandi furono infatti le compromissioni con il vecchio regime fascista da parte di alcuni personaggi  che, finita la guerra, videro nella Monarchia una sorta di baluardo protettivo.
Gli stessi personaggi cercarono, in pari tempo di riciclarsi, adattandosi alle  mutate condizioni politiche e  scegliendo  la Democrazia Cristiana, partito che a San Sosti ereditò dal fascismo uomini, apparati, liturgie e forme  organizzative del connsenso. 

All'elezioni per l' Assemblea Costituente , del 2 Giugno 1946, la DC a San Sosti infatti totalizzò 1.492 voti , Il 93,37 % del totale. 
Due fratelli, gli avvocati Alfio e Baldo Pisani, coinvolti anche ideologicamente nelle vicende del fascismo si accreditarono, in virtù del successo del 1946, come  capi locali del Partito di De Gasperi.
Cooptati, negli anni seguenti, in posti di grande responsabilità (Presidenza della Provincia di Cosenza e della Presidenza Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania) dai verici regionali dello scudo crociato, compirono  scelte sulle quali si abbatterono gli strali infuocati del Partito Socialista Italiano ed in in modo particolare di Giacomo Mancini che imbastì contro di essi una documentata polemica, sia giornalistica che legale e politica con lo pseudonimo di Gino Verità.


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