San Sosti: la torre dell'orologio |
di Francesco Capalbo
La skyline di San Sosti |
Tutti i luoghi,
non solo le grandi città, così come gli esseri viventi, hanno un loro profilo che li rende unici e
distinguibili.
C’è un’unica
differenza: la silhouette di una
metropoli è in continua evoluzione, poiché incessante è lo sviluppo della sua vita
materiale che soggioga interi spazi costringendoli a rapide trasformazioni; la sagoma
di un piccolo paese subisce invece mutamenti episodici, all’unisono con la flemma
che pervade l’esistenza dei suoi abitanti.
La skyline di San Sosti per esempio, si identifica col campanile della
Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, vergine e martire, che sorgendo sopra
una sporgenza, è raggiungibile visivamente da ogni punto del borgo. La facciata
esterna della Chiesa nel corso degli anni ha subito pochi cambiamenti: ancora oggi si
ha la possibilità di ammirarla con le
stesse fattezze di quando erano in vita i nostri bisnonni. L’ultima volta che essa è stata
ritoccata fu nel 1914, esattamente cento
anni fa.
All’epoca il tempio era sprovvisto
sia della torre campanaria, che di un orologio pubblico. L’Amministrazione
Comunale, presieduta dal farmacista don Gaetano Guaglianone, pensò bene di dare
l’incarico ad un agrimensore, don Antonio Guaglianone, affinché redigesse un
progetto di campanile. Per l’incombenza fu versata la somma di trecentocinquanta
lire.
Il pubblico consesso in quegli
anni annoverava tra le sue fila finanche un prete, don Pasquale Guaglianone, che
ebbe la possibilità di candidarsi alla carica di consigliere comunale in virtù
del clima favorevole alla collaborazione tra clericali e moderati, instauratosi
col Patto Gentiloni nel 1913.
Dalla complicità dei tre affini, venne
fuori l’idea di realizzare un torrione sulla cui cima avrebbe trovato posto un prezioso
orologio.
Costruita la torre, il
marchingegno che scandiva le ore venne fornito per trecentonovantasei lire e ottantanove
centesimi, da uno stravagante personaggio: Salvatore Gramisci. L’aurea di
eccentrico era stata affibbiata a quest’ultimo per via delle sue geniali
invenzioni. Era riuscito a costruire una cetra con 49 corde; 25 per la mano
destra e 24 per la mano sinistra. Anche l’orologio che vendette al Comune di
San Sosti era stato progettato e costruito da lui. Esso funzionava con due
ruote dentate e mezza e con un solo peso motore. Di orologi Il Gramisci ne inventò anche di più complicati e alcuni di questi
vennero identificati col nome di “Sistema Gramisci Brevettato”. Uno in
particolare, a mezzogiorno in punto, pare lasciasse partire un colpo di
bombarda udibile a chilometri di distanza. Con i suoi singolari arnesi, l’inventore
ebbe la possibilità di partecipare ad
una edizione dell’Esposizione internazionale di Parigi, della quale venne
nominato persino membro della giuria d’onore. Genio calabro a tutto tondo,
Salvatore Gramisci nacque nel 1881 a Plataci, in provincia di Cosenza, nello
stesso luogo che anni prima aveva dato i natali agli antenati di Antonio
Gramsci.
La torre campanaria di San Sosti fu
inaugurata nel febbraio del 1914 ed a suggellare l’avvenimento rimane una
corrispondenza apparsa su Cronaca di Calabria, che porta la data del 24
febbraio 1914: “ Giorni or sono si è inaugurato il nuovo orologio da torre a
due magnifici quadranti di porcellana soprastante al campanile della Chiesa
Matrice, spicca in una bene costruita torretta merlata e funziona assai
egregiamente con piena soddisfazione del pubblico. Il merito d’aver avuto noi
un riuscitissimo lavoro va devoluto all’attuale sindaco farmacista Gaetano
Guaglianone, il quale degnamente coadiuvato dal segretario capo Vincenzo
Straticò nulla tralascia nell’interesse dei suoi amministrati. Nel tributare le
più larghe lodi all’egregio farmacista Guaglianone per lo zelo con cui presiede
la cosa pubblica, ci aspettiamo da lui tutti quegli indispensabili
miglioramenti che il paese attende facendo affidamento sulla sua energia e
sulla sua encomiabile diligenza”.
Dopo l’inaugurazione, una folla
di vecchiette coi loro scialli che sembravano vele nere gonfiate dal vento, stazionò
per giorni e giorni nello spazio prospiciente la Chiesa Matrice, in attesa che ogni
quindici minuti il miracolo si compisse e che l’orologio iniziasse a battere
prima le ore e poi i quarti. Constatavano
incuriosite e nello stesso tempo spaventate, come la modernità con le sue
diavolerie avesse conquistato anche un borgo irraggiungibile qual era a quei
tempi San Sosti.
Nel corso degli anni il
macchinario fu affidato alle cure di
persone che ad esso si votarono con totale dedizione e fedeltà: il primo fu Giovanni
Cauterucci che, provenendo da una
famiglia di fabbri, venne ritenuto “coram populo” in grado di decifrare la
perfetta sincronia dell’opera progettata
da Salvatore Gramisci.
Alcuni anni dopo, nell’estate del
1929, quando ormai Giovanni Cauterucci non era più in grado di salire per le
ripide scale della torre campanaria, le ruote dentate dell’orologio si incepparono
e per molto tempo in paese non fu possibile udire i battiti del tempo. Al suo capezzale fu chiamato un imberbe artigiano
che ne curò il malanno e lo rianimò. Quando
l’orologio ritornò a segnare le ore, al giovane demiurgo venne
reso un pubblico elogio dalle colonne di Cronaca di Calabria: “Finalmente
l’orologio Comunale di cui sentivamo impellente il bisogno, per merito
esclusivo dell’intelligente giovane meccanico Alfredo Capalbo, funziona. Vada a
Capalbo il nostro “bravo” di cuore”.
***
Del gingillo di Gramisci oggi
rimane ben poco. La torre campanaria però è sempre la stessa e dà l’idea di una
piccola enclave; assoggettata alla Chiesa, essa di fatto è legata al Comune di
San Sosti che ne dovrebbe curare la manutenzione quotidiana. Questo particolare
è sottolineato anche dal modo col quale i sansostesi indicano l’orologio : per
tutti è “l’orologio da Cumuni”.
I due quadranti dell’orologio ora
non sono più di ceramica, ma di semplice vetro e sono usurati dalle intemperie;
sopra di essi le ore non sono più leggibili. La porticina del ricettacolo in
legno che custodisce le ruote dentate è in parte scardinata; da una finestra della
torre campanaria è comparsa un’ antenna che promette, mendace, una connessione
internet velocissima.
Agostino |
Chissà cosa direbbero, se
riportate in vita, le vecchiette che cento anni fa salutarono “u drilloggiu”, nel
constatare che altri miracoli si sono nel frattempo succeduti e che essi però
non hanno mitigato la pandemia di degrado che affligge i nostri paesi.
Chissà cosa escogiterebbero, per
riportare ai vecchi fasti l’orologio, mastru
Filippu, Chjrimiddru, Scengagaddru e
Gangiulinu u sacristanu che quotidianamente gli diedero la carica e lo
unsero di oli rivitalizzanti.
Ora che ha compiuto cento anni, l’orologio
è affidato alle cure di Agostino che gli presta la stessa attenzione che serba
ai vecchietti del paese. Agostino infatti fa il barbiere e quotidianamente si
reca a casa di chi non ha più forza nelle gambe per tagliar loro i capelli.
Per una ventura bizzarra, egli è divenuto
anche l’unico confidente di un
centenario che si ostina a battere le ore e i suoi quarti, per
ricordarci che il tempo è un amico discreto, ma anche inesorabile.
© 2009 francescocapalbo.blogspot.com
Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo post può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo cartaceo, elettronico, meccanico o altro senza l'autorizzazione scritta del proprietario dei diritti.
Francesco la storia che hai scritto è molto bella e ricca di particolari. Mi ha incuriosito la figura del gramisci, persona estrosa e geniale, e come io abbia potuto apprezzare la sua invenzione attraverso la tua testimonianza. Complimenti. Anna Spizzirri
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaGRAZIE DELL'INTERESSANTE ARTICOLO, CARO AMICO FRANCESCO CAPALBO. INVITIAMO IL SIG. AGOSTINO A RIPARARE ANCHE L'OROLOGIO DELLA NOSTRA TORRE CAMPANARIA, COSTRUITO DAL NOSTRO GENIALE INVENTORE, CHE HA SMESSO DI FUNZIONARE ED HA BISOGNO DI ESSERE RIPARATO.
RispondiEliminaLa cura delle radici distingue l'uomo colto dal buzzurro che tutto sporca tutto appiccia tutto svilisce
RispondiElimina