domenica 24 maggio 2009

La bambina col vestito bagnato

di Nadia Rao

Nel 1959 ero una giovane maestra che prestava la sua opera educatrice nei paesini della provincia di Cosenza, ancora provati dagli echi di una guerra passata ma non dimenticata e con una povertà diffusa che affondava le sue radici in tempi ancora più lontani. Non poteva essere altrimenti, dato che le regioni del Centro e del Nord Italia, pur avendo giocato una parte da leone nei disastri del grande conflitto, si preparavano ad un prospero futuro, il boom degli anni sessanta, mentre le nostre povere regioni meridionali arrancavano tra difficoltà e storiche arretratezze.
A pensarci adesso, sembra addirittura strano che in un paese come Cerasello di Acri, che in quegli anni non poteva ancora disporre di strade asfaltate e dell’energia elettrica nelle case, ci sia stata la volontà di qualche amministratore “illuminato” di costruire un edificio scolastico interamente dedicato agli scolari e alle loro maestre. Anzi alla loro maestra, perché la mia era una pluriclasse con bambini dalla prima alla quinta elementare, provenienti da Cerasello ma anche dalle sperdute campagne dei dintorni e tutti con un massimo comune denominatore: l’indigenza. Non era normale povertà: era disagio estremo e, in taluni casi, degrado.
Quell’anno trovai una strana bimba nella mia classe: sono troppi gli anni trascorsi e la mia memoria ormai appannata non mi consente di ricordarne il nome. Ma la rivedo ancora, silenziosa e schiva, seduta al suo banco, sempre sola perché nessuno voleva starle vicino a causa del suo aspetto sciatto e trasandato e del cattivo odore che emanava. Le guardavo il bel faccino velato sempre da una patina scura, incorniciato da capelli mai lucidi e ben pettinati e il vestitino di cui non si poteva indovinare più l’originario colore e mi si stringeva il cuore.
Ero anche una giovane mamma, tutta coccole e attenzioni per il mio bambino e mi sembrava sacrilego che non ci si occupasse di una bimba così piccola e indifesa! E così un giorno la trassi in disparte e cominciai a parlarle dell’importanza dell’igiene e della pulizia raccomandandole di dedicare un po’ di tempo di ogni sua giornata a detergere il corpo e di indossare abiti puliti. Ricordo che abbassò gli occhi e non rispose ma il giorno seguente tornò con il viso e le mani terse, i capelli pettinati e il vestito senza macchie ma, ahimè, ancora bagnato, incollato addosso: non ne aveva altri! Sicuramente lo aveva lavato prima di venire a scuola e non si era ancora asciugato. Non ne aveva altri…
Ancora adesso rammento lo sgomento misto a tenerezza che provai vedendola e spesso mi sorprendo a pensare a lei mentre guardo le mie nipotine così belle nei loro vestiti sempre nuovi e così ignare di un tempo in cui era superfluo anche il necessario. E racconto loro le mie storie, tutte impresse nella mente, nonostante qualche contorno sfumato, affinchè apprezzino i privilegi che hanno: mi ascoltano con attenzione, a volte con incredulità altre con commozione. L’importante è che ascoltino: per imparare e per non dimenticare.


Nadia Rao, docente di Matematica, è nata a San Fili e vive a Cosenza.

La foto è tratta dal libro di Franco Scillone: “Tam tam in Calabria”, Edizione Prometeo, Castrovillari (Cs), 2004.

© 2009 Francesco Capalbo

1 commento:

  1. Quelli erano tempi in cui la Nostra Terra era davvero povera...ma ricca nell'animo...davvero ricca...

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