giovedì 6 agosto 2009

Un instant book, che sarà presentato a San Sosti giorno 8 agosto, indaga l’avventurosa ed enigmatica vicenda della scure di Kyniskos


di “Mille storie, mille memorie”

Molti dei reperti archeologici esposti nei musei di tutto il mondo nascondono storie non chiare di alienazioni o ancora peggio di trafugamenti e di riapparizioni improvvise nei più grandi spazi espositivi del pianeta.
In questi ultimi giorni ad esempio, l’attenzione della stampa mondiale si è posata sul nuovo Museo dell’Acropoli di Atene, inaugurato nel mese di giugno, che rivendica alcune sculture che sono esposte al British Museum di Londra. Sempre nello stesso periodo, l’Egitto ha nuovamente rivendicato il busto della regina Nefertiti, oggi all’Altes Museum di Berlino, ritrovato nel 1912 ad Amama. Per non dire dell’Atleta di Fano, il bronzo di Lisippo, rinvenuto nel 1964 che, passato per il mercato nero, è stato poi acquistato dal Getty di Los Angeles, che detiene anche la Venere di Morgantina, trafugata da un sito archeologico in provincia di Enna.
Stessa sembra la sorte toccata anche ad un prezioso reperto archeologico, trovato in provincia di Cosenza nel 1846 e conosciuto come l’ascia di Kyniskos.
Il pezzo, con iscrizione votiva del VI secolo a.C., è attualmente conservato al British Museum di Londra presso il Dipartimento delle Antichità Greche e Romane. Fonti letterarie documentano come l’antico manufatto sia stato serbato in San Sosti almeno fino al 1857. Da quell’anno in poi di esso si persero le tracce e solo nel 1884 ricomparve …nelle sale del museo londinese.
Esposta in Italia nel 1996 nella mostra “I Greci in Occidente” tenutasi nel Palazzo Grassi di Venezia, la scure è annoverata tra “quelle opere in grado di parlare da sole senza bisogno di illustrazioni, tanto è la carica emozionale che esse posseggono”.
Sull’onda emotiva che precedette e seguì la esposizione veneziana del 1996, l’Amministrazione Comunale di San Sosti orchestrò una vivace polemica mediatica per rivendicarne il possesso, pur rimanendo sconosciute le vicende che portarono il reperto tra le collezioni del museo londinese.
Ora un instant book di Francesco Capalbo ricostruisce alcune tappe inedite di questa appassionante vicenda: la storia del ritrovamento del reperto, l’illustrazione dello stesso sui famosi periodici dell’epoca, il profilo “professionale”dei personaggi che ebbero modo di osservarlo o di averlo tra le mani, le concitate fasi dell’asta nella quale venne venduto ad un potente emissario del British Museum.
Il testo, dal titolo: “Della raminga scure” indaga anche sulla veridicità della tesi secondo la quale del reperto si siano perse le tracce proprio dopo essere stato inviato nel 1857 a Napoli, per ragioni di analisi e studio, presso il Museo Nazionale.
Un apposito spazio è stato inoltre dedicato allo studio del contesto umano e sociale del territorio nel quale l’ascia fu custodita dopo il ritrovamento e si avanza un’ipotesi convincente su come essa “abbia preso il volo” da San Sosti.
L’attività di ricerca si è avvalsa della collaborazione di molte persone che hanno permesso di rimuovere il crespo di dimenticanza che sulla vicenda si era posato con il passare degli anni; ad esempio documenti importanti per ricostruire le fasi della vendita del reperto, sono stati forniti da funzionari del British Museum.
Il libro sarà presentato sabato 8 agosto alle ore 19,00 nella Biblioteca del Museo San Sozonte di San Sosti, nel corso delle manifestazioni culturali riguardanti l’Estate Sansostese.
Dopo i saluti del sindaco Michele Sirimarco, seguiranno gli interventi di: Carmen Bosco, Mariangela Bruno e Raffaele Rosignuolo, nonché le conclusioni dell’autore.


© Francesco Capalbo