mercoledì 24 marzo 2010

Io non svendo


Di Grazia La Cava

"La vita umana va difesa innanzitutto dal delitto incommensurabile" dell'aborto. E questa difesa è uno dei valori "non negoziabili" in base al quale i cattolici devono votare nelle prossime regionali.
Stupisce questa dichiarazione del Cardinale Bagnasco – presidente della Conferenza Episcopale – che invita apertamente a non votare la Bonino ad una settimana dal voto. Stupisce – oltre che per l’invasione di campo a cui ormai ci si è abituati – soprattutto perché nell’ultimo anno la Chiesa ha preso più volte le distanze da questo governo e dal Premier per i suoi atteggiamenti non certo compatibili per un buon cristiano.
Così la frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica sono valori per cui ci si può limitare alla nota di biasimo sull’Avvenire, ma che si possono perdonare al momento del voto. In altre parole, questi sono valori “negoziabili” su cui è ammessa la tolleranza.
Evidentemente la battaglia contro la legge sull’aborto è, oggi, per la Chiesa l’unica emergenza per l’Italia ed è rimasto l’ultimo valore “non negoziabile” per cui vale la pena spendersi per dare palese indicazione di voto.
Vecchio vizio della Chiesa, ma non solo.
Vecchio vizio degli italiani, piuttosto, quello di cambiare i parametri di valutazione a seconda delle stagioni e delle convenienze: dall’esser sempre pronti a criticare aspramente l’operato di governanti e amministratori per tutta la durata del loro mandato, al perdono al momento del voto, giudicando peccato veniale ciò che fino a quel momento è stato motivo di forte critica.
Anche il mio Comune si prepara ad affrontare le elezioni comunali; se si fosse fatto un sondaggio tra i cittadini 5 o 6 mesi fa, di sicuro pochi avrebbero riaffidato il paese agli amministratori uscenti, tanto evidente è il degrado in cui hanno lo fatto sprofondare. Ebbene, oggi quegli stessi amministratori sono tra i favoriti.
Questo modo di ragionare tipicamente italiano, ma ancor più meridionale, ha provocato - per lungo tempo - malgoverno, malaffare, privilegi, connivenze.
La situazione drammatica che l’Italia e la Calabria stanno vivendo non consente più tali leggerezze. E’ più che mai diventato indispensabile, soprattutto per noi calabresi, che il voto diventi lo strumento attraverso il quale rifiutiamo l’incapacità, il clientelismo, lo scambio, la mafia a vantaggio di capacità umane e politiche.
La rilevanza che si vuol dare ai valori è ovviamente soggettiva. Il giudizio sulle capacità delle persone ancor più. Possono cambiare a seconda della personalità, della fede, dei sentimenti di ognuno di noi. Sarebbe ora, però, che rimanessero punti fermi e che fossero il sistema di valutazione delle nostre scelte. Ciò che non è più sopportabile è la disponibilità a rinunciare ad essi. Non ce lo possiamo più permettere.
Che sia un voto consapevole.
Non svendiamo la nostra dignità in cambio di quattro sporche promesse.

Bovalino, 23 Marzo 2010

domenica 21 marzo 2010

Affinché gli Amministratori di San Sosti scoprano l’importanza dell’impegno culturale e attribuiscano a Mario Carbone la Cittadinanza Onoraria

di Francesco Capalbo
Martedì 23 marzo alle ore 17, a Catanzaro, nell’ambito del convegno “Il territorio violato. Alluvioni tra metafora, paesaggi e difesa dell’ambiente” saranno proiettate due pellicole: una di Ermanno Olmi e l’altra del sansostese Mario Carbone .
L’iniziativa è stata promossa dalla Cineteca della Calabria in collaborazione con la Biblioteca Comunale Filippo De Nobili.
Parteciperà alla proiezione anche il vice-presidente della Giunta Regionale della Calabria Domenico Cerzosimo.
Le due pellicole sono entrambe custodite nell’archivio filmico della Cineteca della Calabria.
Ad aprire l’incontro sarà la proiezione di “Piccoli calabresi sul lago Maggiore” di Ermanno Olmi. Il documentario realizzato nel 1951 narra dell’esperienza di un gruppo di bambini mandati in una colonia estiva dopo la devastante alluvione che in quell’anno sconquassò la Calabria.
Seguirà la proiezione di “Firenze novembre 66” di Mario Carbone. Con questo documentario il regista di origine sansotese vinse il Leone d’Argento a Venezia nel 1967.
Aspettiamo fiduciosi che gli amministratori tutti di San Sosti, finalmente sedotti dal dibattito culturale, tributino a Mario Carbone lo stesso affetto di cui lui è latore nei confronti delle sue origini.

La foto, scattata a Firenze nel 1966, è di Mario Carbone.

© 2009 www.francescocapalbo.blogspot.com

martedì 2 marzo 2010

Silenzio e meraviglia




Di Grazia La Cava

"..se avessimo letto la letteratura calabrese...
Noi abbiamo avuto grandi uomini, come Corrado Alvaro, Mario La Cava, Saverio Strati che hanno detto
un secolo fa cose che noi elaboriamo come novità. A metà del novecento hanno detto cose che non abbiamo studiato a scuola, perchè la letteratura è scritta e fatta per il nord".
Nicola Gratteri, Magistrato antimafia - Intervista a Fahrenheit - Radiotre RAI – 22.02.2010

La ‘ndrangheta è in Parlamento!
La notizia campeggia a grandi titoli su quasi tutte le prime pagine dei giornali, suscitando meraviglia. E qualcuno, non calabrese, in buona fede, si sarà pure meravigliato.
Il fatto che a meravigliarsi siano alcuni calabresi e alcuni politici desta ancor più meraviglia.
A differenza di Cosa Nostra che da sempre ha apertamente dichiarato guerra allo Stato (i tanti giudici ammazzati ne sono testimonianza), la ‘ndrangheta, fin dagli anni ’70, ha affiancato all’azione criminale fatta di lupare e sequestri, un’azione molto più subdola e pericolosa: si è infiltrata nel tessuto sociale e politico, senza accontentarsi di delegare, ma diventando, spesso, protagonista della vita politica e sociale della nostra regione. Tutt’al più ha sfruttato i vari politici di professione i quali, furbi come galline, si son pure convinti di essere loro a sfruttare gli ‘ndranghetisti accaparrandosi i loro voti!
Inevitabile, quindi, la presenza della criminalità, diretta o indiretta, ai posti di comando, si badi bene, a tutti i livelli. La precisazione serve perché, vedrete, si cercherà di far passare il caso Di Girolamo come un caso isolato, eccezionale, per poi, passata la bufera, dimenticarsi di quel che succede giorno per giorno.
Questo sporco lavoro ha causato una tale presenza criminale nel nostro tessuto sociale che a chiamarla infiltrazione risulta quasi riduttivo, tanto ormai è radicata, oltre che in politica, soprattutto nel nostro vivere quotidiano.
Perché meravigliarsi, allora?
Quando scegliamo chi votare non sentiamo quell’aria irrespirabile, quell’odore nauseante di ‘ndrangheta? Quando usciamo di casa, entrando in un bar, passeggiando per le strade dei nostri centri, non subiamo forse l’arroganza dei giovanotti che con aria spavalda sulle loro potenti automobili ostentano la loro supremazia sul territorio?
Le reazioni di ognuno di noi sono ovviamente diverse ma in molti casi, chi per vantaggio personale (magari per far carriera politica), chi per denaro, chi per quieto vivere (tanto la cosa non lo riguarda da vicino!) si comporta in modo che nulla cambi, proprio perché dalla situazione avrà tutto da guadagnarci. Ovviamente questi saranno quelli che si meraviglieranno e commenteranno disgustati i titoloni dei giornali.
Esclusi i pochi che in forme diverse cercano di ribellarsi, a proprio rischio, tutti gli altri sono sopraffatti dal sentimento di paura, apparentemente giustificato. Apparentemente perché così facendo non solo si diventa indirettamente ed inconsapevolmente collusi, ma perché lasciare ai mafiosi il controllo del territorio significa che non ci potrà essere sviluppo culturale, sociale, economico. Significa reprimere e soffocare qualsiasi volontà, capacità, idea, fino a cancellare dalle nostre menti qualsiasi ambizione di crescita.
Dovrà, quindi, essere più forte, in ognuno di noi, la paura di non essere liberi di poter esprimere ed attuare ciò che siamo capaci di fare, di costruire, di pensare; la paura di essere costretti a trasmettere ai nostri figli la cultura del silenzio e della rassegnazione.
Nessuno può, quindi, sentirsi escluso nella lotta alla criminalità, men che meno i cittadini calabresi, perché il crimine non è mai perpetrato contro il singolo, ma contro la libertà di ognuno di noi.
La vera forza della ‘ndrangheta è il poter contare sul nostro silenzio.
La nostra indifferenza non fa rumore.
Ancor meno la nostra finta meraviglia.


Bovalino, 1 Marzo 2010





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