giovedì 26 marzo 2009

Peregrinando tra le pieghe della Storia e le forre del Pettoruto: introduzione e settimo capitolo.


Introduzione


Nell’inverno del 2002 rinvenni,casualmente, nella Biblioteca Civica di Cosenza, tra le pagine di un vecchio periodico del 1847, una sorta di componimento dedicato alla Madonna del Pettoruto, venerata in San Sosti, a quell’epoca comune della Calabria Citeriore .
La particolare struttura linguistica, la ricercatezza dei vocaboli, la seduzione delle immagini che esso evocava, mi spinsero a volerne sapere di più e dell’autore e del periodico sul quale era stato pubblicato.
La Calabria in quegli anni era attraversata da spinte libertarie che puntualmente venivano soffocate dai Borboni, nel sangue.
L’undici marzo del 1844 vennero, ad esempio, fucilati cinque Patrioti[1]. Il venticinque luglio dello stesso anno la medesima sorte tocca ai Fratelli Bandiera[2].
“Tra le pieghe della storia” è un breve resoconto storico che vuole analizzare come potessero convivere, in uno stesso
ambito territoriale, gruppi che si dedicavano alla celebrazione del Bello e del Sacro ed istituzioni che spargevano con disinvoltura il sangue, per soffocare ogni anelito di libertà.
“Tra le forre del Pettoruto” ripropone in maniera integrale, il componimento dedicato alla Madonna del Pettoruto .
Chi fosse l’autore e quale funzione svolgesse il periodico sul quale fu pubblicato, lo chiariremo nelle pagine che seguono.
Il testo del 1847 è corredato di note esplicative con l’intento di renderlo facilmente fruibile a chi lo legge.



L’Autore





VII





Nicola Mairota è membro dell’Accademia Cosentina ed illustre Canonico: così ci informa il dizionario bio-bibliografico Aliquò degli Scrittori Calabresi.
Il 1847 è un anno particolarmente prolifico per lui.
Si divide tra il Seminario di Cassano allo Ionio dove insegna e la redazione del Calabrese.
In questo che è il quinto anno di attività del giornale, pubblica: La danza su la corda; Versi del dottor Gaetano Arcieri, bibliografia; Biagio Miraglia in Cassano, relazione; Le vendemmie della nostra Calabria .
Nello stesso anno si trova il componimento in quattro ottave dedicate alla signora Teresina Marotta per una bambina data alla luce.
Nelle Biografie dell’ Accattatis inserisce le note su Antonio Bombini, un patrizio cosentino di inizio settecento.
E’ un abile conferenziere ed ha le movenze dell’ attore. All’Accademia Cosentina è conosciuto anche perché recita con passione le “Rovine del Tempio di Giunone Lacinia”, “Odi” ed altri versi.
Se il Puoti raccomanda ai suoi allievi di parlare e pensare come Machiavelli ed agire come Ferruccio, Mairota non è meno ambizioso: vuole riscoprire il vigore della lingua di Dante.
Il 30 settembre ed il 15 ottobre del 1847, sui numeri 18 e 19 del Calabrese pubblica un componimento sulle Calabre divozioni dal titolo “La Madonna del Pettoruto”.
Non è il solito componimento baciapile e bigotto, primo lavoro di scrittore novello, che descrive forme di devozione retoriche e asfittiche.
Lo scritto di Nicola Mairota risente di influenze Romantiche e rappresenta una misurata amalgama tra creazione e riproposizione di strutture linguistiche Dantesche .
E se le parole servono per descrivere, nel caso del Mairota prefigurano .
Non è certo quello che celebra, il senso del sacro che domina nella società meridionale della metà dell’ottocento.
A scorrere le fonti dell’epoca ci si accorge che tra quello che scrive il Canonico e la realtà vi è una profonda differenza.
La religiosità dell’epoca appare connotata da atteggiamenti spagnoleggianti e barocchi; fatta di regole e divieti, tragedia e farsa allo stesso tempo.
Ci racconta Romano Bracalini che “chi non firmava una sottoscrizione per una statua d’argento a San Rocco, protettore degli appestati, veniva bollato come rivoluzionario e convocato dalla polizia; chi non comprava le immagini della regina Maria Cristina moglie di Ferdinando II, morta ventiquattrenne, o della Vergine Immacolata, o non metteva i lumi alle finestre nelle solennità religiose, era un attendibile, ovvero un empio, un poco di buono che meritava una giusta punizione”.
Finanche Sant’Ignazio di Loyola era stato trasformato in una macchietta .
I Borboni per assecondare alcuni settori del clero, gli conferirono i gradi di maresciallo di campo dell’esercito e la Casa Professa, l’ordine al quale Sant’ Ignazio apparteneva, ne percepiva il soldo.
Uno dei più sanguinari direttori di polizia che il regno di Napoli abbia mai avuto, Orazio Mazza “richiamò in pieno vigore il decreto di Francesco I sull’obbligo della messa e del precetto pasquale ed ordinò ai pittori di non dipingere figure di sante e Madonne, con forme e vesti non pudiche”.
E’ in questo contesto che Nicola Mairota descrive e prefigura una religiosità che non riduce tutto a norme o a farsa, ma che si nutre del senso del bello, della pittura, della musica, della letteratura, della poesia, della filosofia.
Si ha la percezione, nel leggere il suo componimento e nell’analizzarne il contesto storico, che due mondi diversi e distanti convivessero nella società calabrese dell’epoca.
Uno arcaico e superstizioso, l’altro romantico e idealista.
Mondi contraddittori e configgenti, che il vecchio nome plurale Calabrie, col quale veniva indicata la nostra regione, inconsapevolmente rilevava.
Universi che non trovarono e non trovano adeguata sintesi, neanche ai nostri giorni .
E’ in questo conflitto irrisolto che, forse, risiede il nocciolo della nostra identità.




[1]Nicola Corigliano da Cosenza, Pietro Villacci da Cerzeto, Raffaele Camodeca da Castroreggio, Giuseppe Franzese da Cerzeto, Santo Cesareo da San Fili. Antonio Raho da Cosenza, nel carcere aveva affrettato la fine mediante un veleno procuratogli dal padre.
[2]Ad essere uccisi il 25 luglio del 1844 furono: Attilio Bandiera da Venezia, Emilio Bandiera da Venezia, Domenico Moro da Venezia, Nicola Ricciotti da Frosinone, Anacardi Nardi da Modena, Giovanni Venerucci da Rimini, Giacomo Rocca da Lugo, Francesco Berti da Lugo, Domenico Lupatelli da Perugia.




2 commenti:

  1. vai prof!!!6 il migliore!!

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  2. Complimenti Prof. è un blog interessantissimo NON CI STANCHEREMO (ALMENO IO) MAI DI LEGGERE I SUOI POST RICCHI DI CULTURA!!! COMPLIMENTI...

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