giovedì 1 aprile 2010

Viae Crucis


di Giuliana Monforte

Il ventotto di marzo, domenica delle Palme, a Catanzaro nel corso di una commovente cerimonia sono stati commemorati i soldati austriaci deceduti in Calabria tra il 1918 ed 1l 1919. La funzione si è svolta nel Cimitero del Capoluogo della nostra Regione e dopo il rito religioso è seguito lo scoprimento di una lapide in ricordo dei trenta soldati austriaci morti di “Spagnola” nel locale Ospedale militare. Hanno presenziato alla manifestazione il Sindaco di Catanzaro Rosario Olivo e Peter Rieser, Presidente della Croce Nera d’Austria, organizzazione che ha lo scopo di mantenere viva la memoria dei militari austriaci caduti nei conflitti mondiali.
Sia l’onorevole Olivo che l’onorevole Rieser, nei loro interventi hanno posto l’accento sulla inutilità della guerra come strumento per dirimere i conflitti tra nazioni e sulle sue atrocità. L’iniziativa è stata organizzata da Mario Saccà, presidente dell’Associazione Culturale “Calabria in Armi” ed autore di importanti ricerche sulla fucilazione dei fanti della Brigata Catanzaro avvenuta a Santa Maria La Longa, paese della provincia di Udine, il 16 luglio del 1917.
Per l’occasione è stata curata una pubblicazione nella quale sono riportate alcune ricerche riguardanti la prigionia dei soldati austriaci nella nostra regione. Una di esse dal titolo “Feher Sandor e Michele Kopeling:un’unica bandiera due destini diversi”, porta la firma di Francesco Capalbo e narra di due soldati austriaci deportati nella Valle dell’Alto Esaro. Feher Sandor soldato ungherese di Hajdúböszörmény, una cittadina situata nella provincia di Haidù - Bihar, a duecento chilometri da Budapest, morì a San Sosti il giorno di Natale del 1918.
Michele Kopeling, nato a Varsavia nel 1896, faceva invece parte di un distaccamento di prigionieri polacchi che a San Marco Argentano producevano traversine per le ferrovie. Durante la prigionia si innamorò di una ragazza del luogo, Giardullo Luigina e alla fine del 1919 rifiutò di essere rimpatriato. Mise al mondo sei figli, quattro maschi e due femmine e visse facendo il contadino. Morì a Roggiano Gravina novantenne, nel 1987. L’amore della gente calabra lo preservò dall’essere spettatore e forse vittima, a Varsavia, degli orrori prima nazisti e poi comunisti.
Traendo spunto dalle parole della poesia di Giuseppe Ungaretti “San Martino del Carso”, la cerimonia del 28 marzo ha inteso ricordare, proprio ad inizio della settima Santa, le tante “Vie della Croce”, tracciate col sangue sulle terre d’Occidente e snodatesi fin nei lembi più nascosti delle nostre umili valli.

Nella prima immagine: lo scoprimento della lapide con i nomi dei trenta militari austriaci morti a Catanzaro. Nella seconda immagine: Mario Saccà, Rosario Olivo, Francesco Capalbo e Franz Karner. Nella terza Immagine: Mario Saccà, Peter Rieser e Francesco Capalbo.


© 2009francescocapalbo.blogspot.com

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