lunedì 6 luglio 2009

Il Monsignore con il sigaro



di Francesco Capalbo

Nel febbraio del 1937, don Giuseppe Cauteruccio lasciò il suo incarico di parroco di San Sosti “per raggiunti limiti di età”. Aveva 67 anni, essendo nato a Buonvicino, da Angelantonio Cauteruccio e da Mastriota Marianna, il 2 marzo del 1870. Si congedò dalla popolazione con una toccante cerimonia ed un commovente discorso, che tenne nello spiazzo antistante l’attuale sede dell’agenzia Carime.
Don Peppino fu un brillante oratore, ma anche un prete d’azione che diede nuovo impulso ai lavori di ammodernamento del Santuario del Pettoruto. Fu mandato a San Sosti sul finire dell’ottocento, in un momento di particolare tensione tra i notabili locali che amministravano il Comune e la Chiesa: l’oggetto della contesa, manco a dirlo, erano le offerte del Santuario. Finì in seguito per sostenere insieme agli altri due preti di San Sosti, don Luigi e don Ciccio Malfona, il fascismo locale. Gestì comunque il Santuario del Pettoruto con rigore ed onestà. Sempre in compagnia dell’immancabile sigaro era possibile incontrarlo per le vie del paese avvolto in una nuvola di fumo; particolare questo che rendeva il personaggio leggendario, austero, autorevole e nello stesso tempo stravagante.
Morì a Buonvicino il 20 ottobre del 1940. Il corrispondente di Cronaca di Calabria, nel momento del suo commiato dalla cittadina del Pettoruto, lo immortalò in un efficace bozzetto che venne pubblicato sul quotidiano del 21 febbraio del 1937 e che noi riproponiamo di seguito. A don Peppino Cauteruccio successe don Francesco Amoroso, che rimase a San Sosti per oltre un cinquantennio.


Monsignor Cauteruccio fra noiCronaca di Calabria 21 febbraio 1937


Ha lasciato San Sosti, dopo 40 anni di vero apostolato di fede, Monsignor don Giuseppe Cauteruccio, figlio carissimo e prediletto di questa Buonvicino che di lui si onora e che egli tanto onora.
A San Sosti, egli, il lavoratore zelante, assiduo, fattivo della grande vigna del Signore, ha scritto una pagina di storia meravigliosa che il tempo, con le sue freddi ali, non potrà mai cancellare dai cuori dei figli amanti la Gran Santa del Pettoruto, che solo l’opera veramente sacerdotale di Monsignor Cauteruccio ha reso un monumento di fede e di amore cristiano. Un Santuario acquattato tra i monti, ove regina e madre Ella risiede, se è monte di grandezza e di vera gloria cristiana per tutti i figli e le anime belle di Calabria nostra, con nobile, sentito atto di fede, ma soprattutto con sincerità cristiana, diamo il merito a chi spetta.
E noi, per il lavoro indefesso, per l’opera altamente lodevole di questo apostolo di carità e di ogni bene che molti beneficiando e tutto sacrificando, vita ed averi, con larghi gusti di santo altruismo che non conosce limiti, toto corde, gridiamo: Viva Monsignor Cauteruccio, che ha profuso tutti i tesori inestimabili del suo cuore veramente nobile e generoso di sacerdote per la tutta pura del Pettoruto, per la quale vive, palpita, ama, prega e volentieri perdona.
Nella foto del 1924 don Peppino Cauteruccio è quello sulla destra. Nella stessa foto sono immortalati i bambini dell’asilo delle Suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori di San Sosti e sono riconoscibili il vescovo dell’epoca Monsignor Salvatore Scanu, l’ingegnere Antonio Guaglianone ed in fondo il sacerdote don Ciccio Malfona.© 2009 Francesco Capalbo

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