sabato 25 luglio 2009

Questione di sopravvivenza

di Grazia La Cava

Non esiste biografia, recensione o articolo su Mario La Cava che non ponga l’accento sul fatto che lo Scrittore sia sempre vissuto nella sua Calabria rimanendone fedele fino alla sua morte avvenuta appunto a Bovalino più di 20 anni fa. Lo stesso accade per Fortunato Seminara che quasi sempre viene associato a La Cava per questa comune “anomalia”.
Probabilmente né La Cava né Seminara avrebbero scritto le stesse pagine se fossero emigrati lasciando la loro piccola provincia. Forse i “Caratteri” non sarebbero mai stati partoriti per scarsità di soggetti ispiratori, così come “I racconti di Bovalino”. E Seminara non avrebbe sicuramente scritto “Il mio paese del Sud”.
Ciò che emerge costantemente nei giudizi è considerare “anomalo” il fatto che uomini di cultura (in questo caso) possano aver operato in Calabria riscuotendo, nonostante ciò, discreto successo e grandi apprezzamenti, come se questo fosse un valore aggiunto per il fatto di aver superato prove solitamente non superabili. Si badi bene che questo comune sentire riguarda esclusivamente la Calabria, senza coinvolgere l’intero meridione, come solitamente succede per altri fatti. Ciò non accade, ad esempio, con gli scrittori campani, pugliesi o siciliani.
Ovvia conclusione, quindi, che oggettivamente vivere in Calabria rappresenta un ostacolo per la realizzazione di qualsiasi espressione che abbia a che fare con l’arte e la cultura più in generale, tranne isolate eccezioni, come La Cava e Seminara appunto, che proprio per questo vengono evidenziate ed esaltate.
C’è da chiedersi, a questo punto, se ciò vale solo per le espressioni culturali oppure se esistono oggettive difficoltà in Calabria per la realizzazione di qualsiasi iniziativa o, più semplicemente, per il vivere quotidiano.
L’aspra montagna, le ampie spiagge dello Jonio, le rocce sul Tirreno: la natura ha saputo modellare ad arte questa nostra terra esaltandone i forti contrasti. La gente di Calabria ha saputo adattarsi ed integrarsi all’ambiente e, allo stesso modo, ne evidenzia i contrasti facendo spiccare da un lato l’ingegno di grandi figure nelle arti, nelle scienze, nella cultura e, dall’altro la ‘ndrangheta, le collusioni tra politica e malaffare, l’incapacità, l’oblìo che hanno prodotto nella nostra regione – nel corso di secoli - abbandono, degrado, violenza, ignoranza, arroganza.
Si può obiettare che ciò accade in tutto il mezzogiorno. Giusto. La diversità sta nel fatto che in Calabria in mezzo ci sta il nulla, non esistono mezze misure. O meglio, chi sta in mezzo (la gente onesta, i lavoratori, la maggioranza, cioè dei calabresi) non può (e spesso non vuole) esprimere al meglio le proprie potenzialità nel lavoro, nella creatività, nella quotidianità: realizzare qualsiasi piccolo o grande progetto, valorizzare le proprie capacità diventa in Calabria un esercizio molto più difficile che altrove, un compito quasi proibitivo.
Eppure non mancano negli ultimi tempi apprezzabili espressioni culturali e artistiche che cercano di rimuovere questa secolare immobilità e che fanno ben sperare: manifestazioni di grande spessore artistico, la riscoperta di musica e tradizioni popolari, iniziative culturali.
Finora solo lontano dalla Calabria le capacità, la creatività e l’ingegno dei calabresi si sono potuti esprimere al meglio. Sarebbe ora di cominciare a farlo qui. E’ l’unico modo per sottomettere e respingere l’arretratezza, la violenza e l’arroganza. La speranza è di non trovare ostacoli com’è stato finora. Abbiamo la forza, la voglia e la testardaggine. Ormai è una questione di sopravvivenza.


Bovalino, 25 Luglio 2009


Nella foto: Mario La Cava e Fortunato Seminara



© 2009 Francesco Capalbo


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